giovedì 2 giugno 2011

Il "Problem-Solving": un utile strumento di analisi

Vorrei proporvi questi due estratti di Gaetano Kanizsa – noto autore in ambito psicologico – dal libro “La soluzione dei problemi”, in cui si delinea l’approccio della psicologia della gestalt al “problem-solving”.
Ve li propongo in quanto credo che siano molto utili per acquisire una modalità di analisi e di azione efficace in molti campi, tra cui – nello specifico – quello di analizzare lo status quo in cui viviamo con lo scopo di cambiarlo.

“In un processo produttivo (processo di pensiero produttivo ndr) si verificano dunque trasformazioni strutturali (della situazione problemica in analisi ndr) più o meno profonde, “spinte” a migliorare la struttura, a ricombinare le parti in modo da far scomparire gli elementi di disturbo.
Vengono scoperti nuovi rapporti ed emergono esigenze interne alla struttura che impongono ed orientano i successivi passaggi del processo che non è soltanto una somma di operazioni, ma una coerente linea di pensiero che si snoda prendendo le mosse dalle “lacune” ed imperfezioni della situazione, dai disturbi della struttura e dal desiderio di porvi rimedio, di raddrizzare, di mettere in ordine ciò che non va bene, di pervenire ai giusti rapporti fra le parti in una situazione d’insieme equilibrata.”
…“La ricerca degli elementi che devono essere opportunamente modificati, affinché il problema sia ristrutturato in modo più produttivo, equivale a chiedersi: “Perché non va?”, coincide cioè con la ricerca di ciò che impedisce la soluzione, con l’individuazione della causa del conflitto, nel tentativo di eliminarlo (“Cosa devo cambiare?”).
L’analisi della situazione è quindi anzitutto analisi del conflitto”.


Emerge nell’ultima parte un tema fondamentale, e ricorrente in questo blog, che i lettori più attenti – e con buona memoria – avranno certamente riconosciuto: il chiedersi “perché” le cose sono come sono?
Sembra una domanda banale, ma in realtà è fondamentale per chi vuole capire a fondo il presente.
Chiedere il “perché” di qualcosa vuol dire porsi nella condizione – tanto cara all’Illuminismo – in cui si interroga la realtà non come uno scolaro interroga il professore, ma come un giudice che interroga gli imputati.
Il verdetto pare scontato se poniamo domande quali “Perché la “ricchezza” è distribuita in modo così disomogeneo?”; Perché nel XXI secolo, con la tecnologia di cui disponiamo, la maggior parte del mondo soffre ancora di problemi basilari?”; “Perché nella nostra società molte attività/servizi/funzioni sono demandate a privati che agiscono per il loro interesse (profitto) e non vengono invece affidate al settore pubblico – e quindi alla collettività? O, meglio ancora, al terzo settore?”

”Perché?” o in altri termini “Qual è la giustificazione?”; “Che senso ha?”
La spiegazione più immediata che mi viene da dare è una sola: “Volontà di potenza” (citando Nietzsche).

In chiusura vorrei proporvi, o meglio riproporvi un breve ma interessante video su alcuni insegnamenti dell’Illuminismo.

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